“A colazione, fissi il cibo apparecchiato sulla tavola: pane e marmellata e un liquido colorato. Per un momento hai un vuoto, poi interviene il tuo immersore e ti ricorda che è caffè, forte e nero, come lo prendi sempre.

Certo. Caffè.

Porti la tazza alle labbra, il tuo immersore ti ricorda dolcemente come prenderla, come sollevarla, come essere il più elegante possibile senza sforzo, sempre un modello di grazia.

'E' un po' forte', dice tuo marito. Ti guarda dall'altro lato del tavolo, con un'espressione sul viso che non sai interpretare, è strano, perché dovresti sapere tutto quello che c'è da sapere sulle espressioni, il tuo immersore dovrebbe avere tutto registrato nel suo database, dovrebbe aiutarti. Ma è stranamente silenzioso e questo ti spaventa. Gli immersori non sbagliano mai. 'Andiamo?', dice tuo marito, e per un momento non ti ricordi il suo nome, poi ti viene in mente, si chiama Galeno, come un antico medico della Vecchia Terra. E' alto, ha i capelli scuri e la pelle chiara, il suo avatar immersore non è molto diverso dal suo vero io. Sono le persone come te che devono impegnarsi di più per adattarsi, perché tante cose di voi attirano l'attenzione: gli occhi oblunghi che quando li strizzate sembrano falene, la pelle più scura, il corpo piccolo e tozzo che ricorda più un frutto di giaca che un fuscello ondeggiante. Ma non importa: puoi diventare perfetta, puoi indossare l'immersore e diventare un'altra persona, con la pelle chiara, alta e bella.

(…)

Quy indossò il suo immersore, aggiustando la sottile rete di metallo intorno alla testa fino a quando non fu ben sistemata. Quando l'interfaccia si sincronizzò con il suo cervello, ebbe un sussulto. Mosse le mani, abbassando alcuni parametri rispetto a quelli di fabbrica.

'Come sto?'”.

Aliette de Bodard è una scrittrice di fantascienza franco-vietnamita. Questo (frammento di) racconto ha vinto i premi #Nebulaawards e #Locusaward. È stato pubblicato nel n. 1339 di @internazionale.

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