POINTS DE VUE - Episodio 3
“La libertà comincia dall’ironia”, scriveva Victor Hugo.
E visto che di libertà ne abbiamo poca in questo momento, armiamoci allora di ironia per riconquistare almeno un po’ di quella libertà.
Una guida su questa strada è Marcel Duchamp -figura fondamentale del secolo scorso, un po’ dadaista, un po’ surrealista, un po’ cubista e nulla di tutto ciò-, il cui lavoro denota un eccezionale senso dell’ironia.
Pensiamo alla sua famosa Gioconda coi baffi, recante il titolo “LHOOQ”, che pronunciato in francese significa “lei ha caldo al culo”.
Oppure all’orinatoio, proposto per una mostra -e non accettato- col titolo “Fontana”, di cui ci è rimasta testimonianza attraverso la foto di Alfred Stieglitz e di cui vi propongo la mia interpretazione casalinga con l’immagine d’apertura.
Pensiamo, ancora, al fatto che Duchamp chiese a un gruppo di bambini di giocare a palla all’interno di una galleria durante tutta l’inaugurazione della mostra “Prime Carte” tenutasi a New York nel 1942.
E per finire, ascoltiamo la sua “Musical Sculpture”, un flusso di note e rumori che confluiscono in un motivo musicale -nella versione di Petr Kotik, lo stesso della colonna sonora del Dottor Zivago (che mi sembra doppiamente ironico).
Di questo straordinario artista voglio condividere l’intervista che la BBC gli fece nel giugno del 1968, qualche mese prima della sua scomparsa.
Si tratta di una diretta testimonianza del suo rapporto con l’arte e del percorso che lo ha portato a realizzare “Nudo che scende dalle scale”, “Il grande vetro” ed i readymades.
Soprattutto quello che trasuda e colpisce è il suo atteggiamento verso la vita, l'assenza di enfasi, il suo prendere le cose per come si presentano, la sua rottura delle convenzioni, il suo desiderio di dare un contributo personale invece di seguire le regole del gruppo, e ancora, il suo spiccato senso di ironia.
Un maestro, non solo nel campo dell’arte.
POINTS DE VUE - Episode 3
“Freedom begins with irony," wrote Victor Hugo.
Considering the lack of freedom right now, let's arm ourselves with irony to regain some freedom.
A guide on this path is Marcel Duchamp - an essential figure of the last century, a little bit Dadaist, a little bit surrealist, a little bit Cubist and none of them -, whose works shows an exceptional sense of irony.
Let's think of her well-known Mona Lisa with a mustache, holding the title “LHOOQ,” that pronounced in French means "she's hot in the ass".
Or at the urinal, submitted to an exhibition -and not accepted - with the title "Fountain”, that can be seen through the photo of Alfred Stieglitz and through my home interpretation given by the opening image.
Let's also think about the fact that Duchamp asked a group of children to play ball inside a gallery during the entire opening of the "Prime Cards" exhibition held in New York in 1942.
Moreover, Let's listen to his "Musical Sculpture", a flow of notes and noises that come together in a musical motif - in the version of Petr Kotik, the same of Doctor Zhivago's soundtrack (which also seems ironic to me).
As to this extraordinary artist, I want to share the interview he gave to the BBC in June 1968, a few months before his death.
It is a direct evidence of his relationship with art and the path that led him to "Nude descending a staircase“, "The large glass" and the readymades.
Above all, what strikes most is his attitude towards life, the absence of emphasis, the way he takes things as they come along and breaks with tradition, his desire to give a personal contribution instead of following the rules of the group, and again, his strong sense of irony.
A master, not only in the field of art.