Movimenti convulsi, pantaloni a zampa di elefante, le mani che inseguono una chitarra invisibile, una bestia indomabile, un demone nello sguardo e una voce che fa quasi paura. Dinamite. Ladies and Gentleman, Joe Cocker.
Cocker è un artista che dopo essere stato ascoltato la prima volta si ritaglia nella memoria uno spazio dal gusto inconfondibile, tanto che ad ogni successivo ascolto, cosciente o no, l'entrata della sua voce susciterà una reazione del tipo: “ah, ma questo è Joe Cocker!”. Come Janis Joplin o Tom Waits, il nostro scatenato ragazzo inglese è dotato di una vocalità talmente potente e caratteristica che basta a sé stessa e non ha bisogno di altro per esistere, insistere, e resistere; una di quelle maniere così intime e personali, piene di fuoco e di fantasmi, di vita e di contraddizioni, di presente e di passato, strazianti, esplosive, leggere e avvolgenti, sempre riconoscibili e mai scontate, mai ridondanti né ripetitive. La voce è la base per la musica intorno.
L'iconica performance del festival di Woodstock valse a Joe la fama e il successo con quella versione di With a little help from my friends così viva, profonda e violenta da far pensare che il pezzo fosse nato direttamente dalle sue mani. Sull'onda di quello show inaudito, Joe proseguì con la reinterpretazione di altri pezzi dei Beatles infatti il suo secondo album, Joe Cocker!, che vide la luce nel novembre del 1969, ne contiene ben tre.
La musica su tutto l'album è curata e vitale e alterna momenti esplosivi a delicatissimi scenari sospesi. Si alternano suggestioni blueseggianti, accenni country, reinterpretazioni di canzoni di Bob Dylan e di Leonard Cohen, oltre che dei Beatles già citati. Questo album è anche l'inizio della collaborazione con Leon Russell che, oltre che chitarrista e pianista, firma due delle canzoni e fa intravedere gli orizzonti, oggi indimenticati, di Mad dogs and englishmen.
Il brano di oggi è una galoppata selvaggia sulle rotaie degli Stati Uniti nella quale una base di provenienza soul è cavalcata dalla sprezzante vocalità di cui sopra. L'attacco quasi spensierato del pianoforte, poi chitarra, basso e campanaccio vengono travolti dalla voce di Cocker che dalle prime parole ci fa volare via: una giornata di sole americano con nulla da perdere e tanta voglia di arrivare lontano. Più forte Joe, più forte!
G.