Beware the ides of march, ovvero guardati dalle idi di marzo.
Il brano di oggi già dall'attacco ci porta lontano: all'antica Roma di Cesare, alle visioni di un oracolo, ad uno dei grandi tradimenti della storia; ci porta, in maniera più tangibile, ai Procol Harum di Whiter shade of pale. L'introduzione del brano dei Procol Harum è in realtà una ricomposizione melodica su Aria sulla quarta corda di Bach che qui i Colosseum rivisitano con una spinta più sporca e blueseggiante per poi atterrare su Toccata e fuga in Re minore, sempre di Bach.
Con questo disco d'esordio i Colosseum anticipano, seppur di poco, l'avvento della scena progressive rock che dall'ottobre 1969 esploderà in pieno con l'uscita del primo album dei King Crimson. In Those about to die salute you siamo di fronte ad un prog embrionale nel quale prevale ancora una grossa matrice blues che però si fa campo accogliente per contaminazioni ed esplorazioni di vario genere: dal jazz alla musica classica. L'organo Hammond imperante di Dave Greenslade, il suono grezzo e roboante dei due sassofoni suonati talvolta contemporaneamente da Dick Heckstall-Smith e la sezione ritmica trainata da Jon Hiseman alla batteria e Tony Reeves al basso sono un potente supporto per la chitarra e la voce di James Litherland che ci trascina in un divenire tanto onirico ed evocativo quanto intenso e detonante.
Tornando al brano di oggi, da Bach in poi, la struttura aperta ed eterea va intensificando, fino a quando fa capolino il riff di Satisfaction dei Rolling Stones che serve da lancio verso una parte più ritmica scomparendo immediatamente. È talmente breve che viene da chiedersi: “è successo davvero?”. A questo punto i Colosseum aprono la porta ad un misto di jazz di echi mingusiani e di ritmiche ammiccanti all'America latina che crescono sempre più verso il delirio libero e incontrollato di Free Jazz di Ornette Coleman.
Caos, tradimento, follia, morte e distruzione riapprodano nel tema iniziale che chiude con epicità e un po' di malinconia. Proprio tu Bruto?
G.